battuta di pesca in mare, con l'amico ermes
. Quando si fanno queste battute di pesca, in genere, i pesci che si catturano sono: lo sgombero, il sugherello, le guglie, le boghe, o le cheppie (aringa). E abbastanza raro che si possano catturare altre prede, se si usa come esca la classica sarda. In genere si parte in venti,trenta o quaranta persone, a bordo di barconi adibiti a questo tipo di pesca. I pesci menzionati poco sopra, si spostano verso riva nei mesi di maggio e giugnio per deporre le uova, quindi diventano quasi facile preda. Nel restante periodo dell'anno preferiscono mantenersi al largo, almeno dodici miglia. la cattura dello sgombro da molta soddisfazione, e così vale anche per il sugherello, specialmente se superano i tre etti di peso. vivono in branchi, e cacciano sempre in branco. sono pesci carnivori, dotati di notevole forza, ma questo non vale per le boghe e le guglie, che non oppongono una grossa resistenza, una volta catturate. Cari amici lettori, siete pronti per questa prossima avventura? Io ho incominciato a prepararmi gia un giorno prima. Allora, ho scelto dalla mia attrezzatura un mulinello bello robusto, una canna di quattro metri, anch'essa robusta, come si suol dire, adatta allapesca in mare. Ho gia montato un finale con filo dello zero venti di circa un metro, raccordato al filo madre che è uno zerotrentacinque, tramite una girella, e ho messo un amo a gambo lungo del nove, più un piombo intercambiabile da dieci grammi. Ho rubato, ma questo lo sappiamo io e voi, dal sacchetto della lana di mia moglie, uno spezzone di circa un metro di lana, e poi, in seguito vedremo a cosa serve. Non diteglielo, e gelosissima della sua lana! quindi silenzio, mi raccomando! Il trillo della sveglia mi distoglie dal mondo dei sogni, e mi riporta di colpo nel mondo reale. "porca miseria, ieri sera ho fatto tardi con gli amici al bar, e pensare che questa mattina, la sveglia è suonata alle quattro. Sciendo dal letto, cerco gli indumenti da indossare, mi infilo le ciabatte da mare che sono le più comode, e vado a fare la corte alla caffettiera. un buon caffé, corroborante, a quest'ora ci vuole proprio. Con il mio amico Ermes, dobbiamo trovarci fra circa mezzora. Lui dispone di un gommone motorizzato di sei metri, più che sufficente per pescare agevolmente in tre. Laltra persona che viene con noi, non la conosco, ma so che si chiama Paolo. Partiamo in orario perfetto, con il gommone sul suo carrello agganciato alla macchina. durante il tragitto che facciamo per arrivare allo scivolo, che ci permette di mettere in acqua il gommone, si chiacchiera del più e del meno, si studiano le varie strategie da adottare per una buona pescata. Arrivati a Civitella di romagnia prendiamo a bordo anche Paolo, e la conversazione si arricchisce di un altro componente della spedizione. Si fanno ipotesi, si discute sulla lenza da inpiegare, sulla canna da utilizzare, sull'amo da usare, e sulla fortuna e sulla sfiga. Il tragitto e lungo, circa quaranta chilometri, e quindi si fanno tante chiacchiere in merito. Il gommone viene fatto scivolare dolcemente sull'acqua dal suo carrello, io mi tengo con una mano su una bitta, e salgo a bordo del canotto senza difficoltà. Ermes, che ora è alla guida, accende il novanta cavalli in dotazione di questa imbarcazione, e procede, tenendo il motore a un basso regime di giri, fino a quando non siamo usciti dal canale. Una volta in mare aperto, il motore viene spinto quasi al massimo dei giri, e si vola sull'acqua a più di trenta nodi. La nostra destinazione è a circa otto miglia dalla costa, vicino ad un allevamento di cozze. I miei amici ci sono gia stati, e il risultato in fatto di pesca e stato positivo più volte... francamente spero che sia così anche oggi. Nel frattempo apro la canna, e mi preparo l'attrezzatura per ogni evenienza, perché, se i pesci mangiano, non bisognia perdere tempo a cercare quello che al momento ci serve. giunti sul posto, il motore viene spento, e ora regnia solo il silenzio. Il mare e una tavola, Provo una bellissima sensazione, ascoltando il leggero sciaquettìo che le onde fanno urtando lo scafo, questo silenzio al quale non sono abbituato, e questa brezza quasi costante, che mi porta alle narici l'odore dell'acqua di mare. ora viene calata la fitta, e per qualche minuto ci chiudiamo il naso, per non sentire il suo odore nauseabondo. La fitta non è altro che sarde putrescenti tenute sotto il sole, e l'odore che emanano serve ad attirare i branchi di sgomberi. In questo caso si pratica la pesca al tocco, molto favorevole per noi. possiamo tranquillamente competere con i vedenti. qualcuno non potrà crederci, ma è così. Ora, Ermes sta tagliando le sarde, mentre Paolo osserva lo scanner, che ci permette di visualizzare cosa c'è sotto alla superfice dell'acqua. In pratica, questo strumento ci dice se sotto di noi c'è un branco di pesci o nulla, molto utile, evita delle perdite di tempo. In oltre ci dice anche a quale profondità si trova il branco, questa, informazione veramente preziosa. nel punto in cui ci siamo fermati abbiamo una profondità di sedici metri, e sotto di noi, a cinque, lo scanner ci dice che c'è un discreto branco di pesci. Dalla cima della canna faccio scorrere circa sei metri di lenza, e vicino al mulinello, annodo sulla lenza stessa uno spezzone di lana, che mi fa da punto di riferimento, per pescare sempre alla stessa profondità. Maturalmente, se il branco si alza o si abbassa, di conseguenza sposto anche il nodo di lana. Prendo dal contenitore delle esche una bella coda di sarda, e la inserisco nell'amo. faccio in modo che la punta dell'amo fuoriesca appena dalle sue carni, e con la coda della sarda rivolta verso la lenza, pratico un nodo che si chiude su se stesso, con la lenza stessa del finale, in modo che l'esca sia ben fissa all'amo. Questo tipo di nodo si scioglie non appena il pesce abbocca. Tutto e pronto, caliamo le esche in mare, tutti e tre insieme, e vediamo chi è il primo che cattura. Le toccate non si fanno attendere, e sono anche belle robuste! Ermes, nella sua canna, ha montato un finale con due ami distanziati fra loro, ed è riuscito a catturarne due in un colpo solo. Oggi, gli sgomberi sono particolarmente voraci, e spesso riescono a portarci via l'esca senza essere catturati. per risolvere in parte il problema, usiamo come esca dei pezzetti di seppia, che tiene meglio l'amo, rispetto alla coda di sardina. Della seppia si puo usare tutte le sue parti carnose, tranne l'osso e l'inchiostro, naturalmente! utilizzando la seppia come esca, gli sgomberi mangiano leggermente meno, ma ne scappano anche meno, perché non riescono a portare via l'esca dallamo al primo tentativo, quindi abbiamo più possibilità di catturarli. Se in una battuta di pesca allo sgombero ci troviamo a corto di esche, possiamo utilizzare lo sgombero stesso, incredibile, ma assolutamente vero. basta tagliarlo in piccole striscioline, e inserirle nell'amo. Infatti, lo sgombero mangia se stesso, come dice il proverbio, e il risultato e più che soddisfacente. Il peso medio dei pesci che catturiamo è di tre etti, con qualche eccezione di cinque. giunti a metà mattinata, le toccate sono diminuite un po', e nel frattempo si è alzato un vento di terra che non promette nulla di buono. anche il mare, da liscio, incomincia a incresparsi, e la pesca diventa più difficile. Decidiamo di proseguire ancora per un ora, e vediamo poi cosa fa il tempo. La canna di Paolo e appoggiata sul bordo del canotto, e ad un certo punto si inarca, probabilmente trascinata da un grosso pesce, e per poco non finisce in acqua. con un balzo, riesce a riprenderla al volo. Il pesce non molla, continua a tirare a più non posso, in fatti, dopo qualche secondo, uno schiocco improvviso mi fa capire che la lenza si e rotta, e il pesce e scappato. gli sfottò nei confronti di Paolo non si fanno attendere. incurante risistema la canna, e si rimette a pescare trancuillo. ecco che tira su, e all'amo c'è attaccato un pesciolino. Lo slama, lo guarda, e poi gli dice: "Va a dire alla tua mamma, che qui c'é uno che la cerca!" ci mettiamo a ridere tutti e tre. il tempo è peggiorato ancora, e decidiamo di smettere. Chiudiamo le canne, riponiamo l'attrezzatura, mettiamo la fitta nel suo apposito bidone a chiusura stagna, gettiamo in mare quello che rimane delle esche, tiriamo su il pesante retino dallacqua, e contiamo i pesci che abbiamo catturato. in totale sono centotre pezzi! oggi è andata di lusso!. Paolo sta recuperando l'ancora, mentre Ermes avvia il motore. Questi emette un bvrontolìo per un secondo, e poi si spenge. Ermes riprova, ma, dopo vari tentativi, ancora non vuol saperne di partire. Sento Ermes che impreca sottovoce. Ma, sono proprio curioso di vedere come va a finire, penso fra me e me. "Dipende dal motorino di avviamento, dice Ermes, che quando si bagna non fa più il suo lavoro, quindi Lo devo asciugare, se vogliamo tornare a casa. "e allora, asciuga, comandante!" "Calma, calma, Paolo, che il lavoro e un po' noioso". Dopo un quarto d'ora, il motore si avvia, e ci fa sentire la sua dolce musica. "Vai che si parte! ora la velocità è ridotta, viaggiamo a circa sedici nodi, perché abbiamo vento contrario, e Dalla prua si sollevano grossi spruzzi d'acqua che ci investono in pieno, e sono delle vere e proprie docce fredde. Giunti nel piccolo porto-canale siamo bagnati fradici, ma per fortuna non è freddo, e con l'aiuto di un asciugamano ci asciughiamo un po'. Una volta agganciato il carrello alla macchina, tiriamo fuori i frigo portatili, e li riempiamo con il pesce, che dividiamo in parti uguali, e lo sistemiamo in mezzo al ghiaccio. A quest'ora traffico non ce n'è, e nel giro di un ora siamo a casa... non vedo l'ora di infilarmi sotto la doccia, per togliermi di dosso tutto il sale depositato sulla pelle. La mia parte di pesci l'ho regalata quasi tutta al vicinato, per me erano troppi. Ne ho tenuto un paio, che fra qualche giorno, io e la mia signiora faremo sulle graticole. Bene, amici, la prossima avventura non sarà rocambolesca come questa, ma spero vi regali un piccolo squarcio di mondo a molti sconosciuto.