Quando mi è stato proposto di partecipare come animatrice a una cena al buio, non ero molto convinta di volerlo veramente fare.
Ero molto indecisa, perchè sono piuttosto timida, e non ero sicura che fosse per me una buona idea.
In fine ho deciso di accettare, più per non dispiacere ai miei amici, che per reale convinzione.
Tuttavia, se ci pensavo lucidamente, provavo una certa apprensione.
La mia preoccupazione, era soprattutto quella di fare una brutta figura nell'accompagnare le persone ai tavoli, e nel parlare con gente che non mi conosceva e non poteva vedermi.
Ora penso che questa cosa avrebbe dovuto farmi stare tranquilla, ma allora non ero affatto sicura di niente.
Arrivata al ristorante, comunque, ho iniziato a tranquillizzarmi quasi da subito.
Infatti ho visto che i gestori erano molto simpatici e tranquilli, e anche i miei amici, erano più che mai disponibili a farmi sentire a mio agio, e ad aiutarmi.

Ho cominciato subito, con il loro aiuto, a ispezionare la sala, a rendermi conto di come erano disposti i tavoli, a dove si trovava la toilette e la cucina. Io comunque non avrei dovuto servire, ma solo parlare con le persone, per sapere le impressioni, accompagnarle ai tavoli e alla toilette.

Avevamo disposto sui tavoli dei cestini di cartoncino, fatti col sistema degli origami, contenenti salatini, per fare una piccolasorpresa.
Finalmente è arrivata l'ora fatidica. Mi batteva il cuore, ed ero un po' agitata. Tuttavia, ad un certo punto, ho deciso di lanciarmi!

Ho cominciato a prendere le persone per mano, mi sono presentata, e ho iniziato ad accompagnarle ai tavoli, stando attenta a controllare che i posti non fossero già occupati, ovviamente. C'era chi sembrava molto tranquillo, ma c'era anche qualcuno che mostrava una certa agitazione a trovarsi al buio. Lo sentivo dal tremore e dal sudore delle mani, dalla difficoltà a seguirmi per la paura di inciampare.
Comunque, dopo pochi minuti, ho incominciato a tranquillizzarmi e a divertirmi. Anche i commensali cominciavano a rilassarsi, a parlare tra di loro, e a osservare con il tatto ciò che avevano davanti. A poco a poco, l'atmosfera diventava più distesa, la gente mostrava di divertirsi, di prendere piacere all'esperienza diversa. C'era comunque chi affrontava con più coraggio la difficoltà, per esempio, di versarsi l'acqua, e chi invece si faceva aiutare. Io ero sempre più lanciata, tanto che ho chiesto ai miei amici se potevo aiutare a sparecchiare. Soddisfacevo le richieste degli ospiti con disinvoltura. Quando la serata è finita, mi sentivo amica di tutti!

Le ore erano volate. Io mi sentivo molto felice, di aver superato le mie paure, mi sembrava di aver fatto un passo avanti nell'integrazione, e di aver aiutato qualcuno a conoscerci, sia pur in parte.
Inoltre mi sono resa conto che anche i partecipanti si erano divertiti.

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